Grotte Zinzulusa, Azzurra e Palombara


Curiosita sulle tre grotte di castro: Palombara, Azzurra e Zinzulusa

La Zinzulusa è una grotta importantissima; al suo interno vi è un paradiso di laghetti, formazioni calcaree, stalattiti e stalagmiti. Poco più a sud, si trovano due altre grotte: l’Azzurra e la Palombara.  

La rinomata grotta Zinzulusa, invasa da acque sia marine che dolci sorgive fredde, limpidissime e dal colore verde intenso, fu riscoperta nel 1793 dal vescovo locale Antonio Francesco del Duca, ma è stata esplorata dopo gli anni Cinquanta per studiarne le origini e la conformazione. La grotta prende il nome dalle numerose stalattiti poste sulle parte superiore della sua imboccatura che ai primi pescatori che la frequentarono apparvero come degli stracci appesi, detti “zinzuli” in dialetto salentino.

La tradizione popolare narra che un tempo, vicino al luogo, vivesse il Barone di Castro, signore delle terre attorno al paese, un personaggio crudele e malvagio, nonché ricchissimo, il quale per la sua cattiveria lasciò morire la moglie di dolore e faceva vestire la povera figlioletta solo di stracci. La bambina, mancando di cure e di amore, cresceva cupa e triste. Un giorno però una fata buona si presentò al cospetto della bimba e le donò un vestito nuovo, stracciando quello vecchio e logoro che indossava. Gli stracci volarono insieme al vento fino ad adagiarsi sulle pareti della grotta, dove si pietrificarono. Il Barone, invece, venne scagliato dalla fata nelle profonde acque sottostanti alla grotta e laddove egli si adagiò, scaturirono dal fondo marino delle acque infernali, che crearono un laghetto (chiamato “Cocito”).

La Zinzulusa è un luogo particolarmente interessante dal punto di vista faunistico: sono presenti i poriferi, organismi generalmente non adatti ad ambienti isolati; in generale la grotta è ospite di una inusuale diversità biologica, con molteplici specie endemiche. La grotta è lunga 160 metri ed è costituita da tre parti. La prima parte è la “Conca”, una caverna con base ellittica che si apre verso il tratto più lungo della Zinzulusa, detto “Corridoio delle Meraviglie”. Qui si trovano le formazioni stalattitiche e stalagmitiche, dovute al lento gocciolio delle acque sotterranee, ricche di bicarbonato di calcio, che impreziosiscono le pareti e alcune, per la loro straordinaria somiglianza con alcuni oggetti, hanno preso dei nomi curiosi, ad esempio “prosciutto”, “pulpito” e “spada di Damocle”. Lungo il corridoio si trova un altro laghetto, chiamato “Trabocchetto” che porta al secondo tratto: la “Cripta” (conosciuta anche come “Duomo”), chiamata così per via delle innumerevoli colonne calcaree in essa presenti, per lo più cristallizzate, che creano bellissimi effetti di trasparenze e luminosità. Questa caverna è alta ben 25 metri ed è stata un tempo rifugio di centinaia di pipistrelli che l’hanno abitata per molti secoli. Infine, si raggiunge il “Cocito”, un piccolo bacino chiuso, da cui si diramano cunicoli e corridoi, completamente invaso dal guano dei pipistrelli che, all’imbrunire, improvvisamente, tutti insieme, volano attraverso il lungo corridoio, fino all’esterno. Il guano solido su cui era possibile camminare, fu estratto negli anni ‘40 da operai che crearono anche i camminamenti interni, oggi usati per le visite turistiche. Questo piccolo bacino si è così trasformato in un sistema ipogeo subacqueo in cui fu trovata una specie di gamberetto cieco battezzato Thiphlocaris Salentina, lungo 6-8 centimetri, presente anche in altre grotte del litorale.

In direzione di Castro si trovano la grotta Azzurra, raggiungibile solo via mare e particolarmente suggestiva per il colore molto intenso dell’acqua riflessa dal sole e la grotta Palombara, luogo privilegiato per la nidificazione dei colombi, che avviene tra i crepacci fino al vertice della grotta; da qui deriva la sua denominazione. Una parete di oltre sessanta metri di altezza scende a picco sul mare ad impedirne l’accesso se non via mare. Un ampio recinto a staffa di cavallo la precede: sembra il vestibolo di un grande anfiteatro. Nel fondo si scorge una buca triangolare che ha l’aspetto di una porta gotica, e riflette il suo arco a sesto acuto sopra un mare verdastro, tranquillo e profondo.

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