Gallipoli: porto e Isola di S. Andrea


Importanza naturalistica del porto e della vicina Isola di S. Andrea

Il porto di Gallipoli è da sempre il fulcro dell’attività economica della città ionica, mentre l’isola di Sant Andrea con il suo ecosistema è il simbolo della preservazione del suo paradiso naturale.  

Il porto di Gallipoli è situato su un promontorio e su una piccola penisola a ponente del Salento collegati tra loro da un ponte di 70 metri; è protetto dal Molo Foraneo, che si allunga a nord con il Molo Tramontana e ad ovest con il porticciolo San Giorgio. Un altro bacino, chiamato Seno del Canneto, è riservato a poco meno di 200 imbarcazioni da pesca. Il porto di Gallipoli era rappresentato da un canale naturale e di grossa portata che risultava riparato dal vento di levante della terra ferma, dal vento di mezzogiorno e dal ponte che congiunge la terraferma con lo scoglio sottostante alla città. Nel 1484 il porto di Gallipoli fu conquistato dai veneziani, che lo ristrutturarono rendendolo più agibile. Dopo un po' di tempo passò agli aragonesi, che lo ritennero favorevole per gli scambi e così divenne una delle mete più privilegiate del Salento, un luogo ideale per il commercio, in particolare di olio e di vino; alla fine del 1600 il traffico nel porto gallipolino divenne fiorentissimo. Un sostanziale miglioramento alla struttura del porto, che era diventato il principale porto ionico per traffici, si avrà con la metà del 1800. Una moderna ristrutturazione si è avuta nel 1980 ed oggi il Porto Mercantile, posto a nord della città vecchia di Gallipoli, ha una estensione di 80 mila metri quadrati ed ospita imbarcazioni anche di grandi dimensioni. Ancora non vi sono rotte turistiche che lo colleghino ad altri approdi del Mediterraneo anche se il periodo estivo diventa un importante scalo turistico e viene utilizzato come luogo per manifestazioni all’aperto. A nord di Gallipoli, a circa un chilometro e mezzo dalla terraferma, si trova l'isola di Sant'Andrea. È nota fin dai tempi della dominazione messapica, che la chiamavano Achtotus (Terra Arida), e costituisce un sito di notevole importanza archeologica con insediamenti dell'età del bronzo. Non fu per nulla considerata per tutto il periodo romano e prese il nome di Isola di Sant’Andrea in epoca bizantina quando vi venne costruita un’omonima cappella. Sulla parte meridionale dell’isola è stato costruito, nel 1866, un faro alto 45 metri, di recente ristrutturato. Il fatto che l’isolotto sia posto lontano dalla terraferma, e soprattutto che sia poco adatto ad essere coltivato ed abitato ha consentito che vi si creasse un ecosistema incontaminato con un patrimonio unico dal punto di vista naturalistico. Vi sono piante che si sono adattate al continuo soffio del vento ed anfratti dove nidificano alcune specie di uccelli, in particolare il Gabbiano Corso. L’isola d’estate è meta di turisti che vi vanno grazie a piccole imbarcazioni ed il fondale è ricco di coralli, molto apprezzato dai subacquei. Si fa particolarmente ammirare durante le prime luci del mattino e durante l’ora del tramonto. Emergendo solo poco più di tre metri sul livello del mare durante le burrasche invernali resta in completa balia delle intemperie. Fa oggi parte del Parco naturale regionale Isola di Sant’Andrea e litorale di Punta Pizzo, istituito nel 2006 e non è più liberamente attraccabile dalle imbarcazioni, a meno di visite organizzate. L’istituzione del Parco Naturale ha così permesso di salvaguardare la sua flora mediterranea. In mancanza di visite organizzate si può comunque decidere di effettuare un giro dell’isola in barca, che all’alba e al tramonto offre scenari indimenticabili.

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